Gianluca Monti - giornalista e comunicatore.

Palleggiando con lo chef a Donn’Anna

“Magari mi metto a palleggiare con la carta igienica, posto il video sui social e vediamo se me la cavo meglio io come calciatore o i calciatori ai fornelli”. Scherza da guascone quale è Lino Scarallo, chef stella Michelin di Palazzo Petrucci. Lì cucina delizie, in campo faceva faville. “Ho giocato in Eccellenza con l’Atripalda, sacrifici e divertimento. C’è almeno un aspetto in comune tra il rettangolo verde e la cucina, senza il supporto dei compagni di squadra non si va da nessuna parte. Non vinci le partite, non offri un buon servizio ai clienti del ristorante”. Il suo è frequentato anche da tanti campioni del pallone, non solo quelli del Napoli (in passato è andato a trovarlo anche un certo De Bruyne). Ora Lino vede molti dei suoi ospiti che cucinano in questo momento così particolare, buon ultimo Fabian Ruiz che ha preparato la paella per i tifosi azzurri. “È divertente, bisogna essere “democratici” ed apprezzare lo sforzo – afferma Scarallo -. Tra l’altro lo spagnolo è stato da me proprio di recente, la prossima volta lo metto alla prova”. Insomma, calciatori in cucina non solo si può ma addirittura si deve, almeno in questo periodo. “Credo che ciascuno di noi stia lasciando un po’ quelle che sono le proprie abitudini per dedicarsi ad altro – continua lo Chef di Palazzo Petrucci – e dunque il proliferare di cuochi improvvisati di questi ultimi giorni non deve sorprendere e neppure infastidire chi lo fa di mestiere. Cucinare è anche un modo per distendersi, per ricaricare le batterie. Per quello io personalmente mi sto tenendo lontano dai fornelli perché appunto preferisco staccare la spina perché poi dovremo tornare più determinati, vogliosi e brillanti di prima ciascuno a fare quello che gli riesce meglio”.

Come detto, a Lino riusciva bene anche mandare in porta gli attaccanti visto che il suo ruolo di fantasista lo vedeva più spesso propenso all’assist che al gol. Un gol importante, però, gli preme realizzarlo presto in termini di solidarietà. “Ne ho parato anche con Pasquale Torrente, altro famoso Chef nonché fratello d’arte, cioè del mitico Vincenzo ex difensore del Genoa: dobbiamo far partire presto la Nazionale degli Chef per andare in giro a giocare, divertirci e raccogliere fondi. Anche molti di noi si dilettano con il pallone, da Bottura al sottoscritto le partite con la brigata di cucina o di sala sono un “classico” e spesso molto avvincenti”.

Una idea assolutamente nuova ma che farà presto proseliti perché quando torneremo tutti a vivere la nostra quotidianità ci sarà ancor più bisogno di sostegno economico e di conforto per i meno abbienti e da questo punto di vista il mondo degli chef stellati ha già dimostrato in altre circostanze la propria sensibilità. “Abbiamo il dovere di essere disponibili con coloro che hanno certe necessità, in questo anche noi come i calciatori dobbiamo rappresentare un esempio”. Sostenibilità ed accessibilità saranno due temi centrali della “ripartenza”, in cucina come nello sport: “Bisognerà rendersi ancora più “appetibili” e vicini al proprio pubblico. Questo tipo di riflessione vale per in ristorante stellato come il mio ma anche per delle star come i campioni dello sport. Ecco perché mi è piaciuto vederli ai fornelli, sono apparsi più “umani”, meno “infallibili” e alla portata di ciascuno di noi divertendosi come tutti a sperimentare qualche ricetta con risultati non sempre esaltanti”.

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