Gianluca Monti - giornalista e comunicatore.

Lo chiamavano Checcho-gol

“La notte non dormivo e pensavo al gol”. Checco Ingenito ne ha segnati tanti, tantissimi. Il conto si è forse perso ma lui resta uno dei più grandi bomber che il calcio campano abbia mai partorito. Solo nella stagione 2001-2002 andò a segno 34 volte con la maglia della Viribus Unitis, record per un campionato a 18 squadre. In totale dovrebbero essere stati 275 i suoi centri in carriera, il condizionale è d’obbligo perché qualche anno fa le statistiche erano meno precise e qualche rete di Ingenito potrebbe essere andata persa. “Inoltre, sai quanti autogol ho provocato che oggi mi sarebbero state assegnate come marcature?”.

Il viaggio nel passato inizia da questa battuta, ma Checco non è di quelli che vivono di rimpianti: “Ho fatto quello che potevo, certo oggi il calcio è diverso è sicuramente c’è un aspetto che rende famosi attaccanti molto meno bravi di quelli della mia epoca: la mediaticità. Adesso, segni una doppietta tra i Dilettanti e sei già famoso, io per avere un pezzo sulla Gazzetta ho dovuto battere il primato di Angelillo”. E poi, vuoi mettere le difese a uomo con quelle a zona, i campi polverosi ed i palloni pesanti con l’erba sintetica e gli “attrezzi” che vengono calciati al giorno d’oggi.

Ok, la nostalgia ci sta prendendo la mano ed allora meglio chiedere a lui come si fa gol dai venti ai quarant’anni, dalla Fiamma Sangiovannese fino al Sorrento. “Istinto e allenamento, la mia ricetta almeno è stata questa – spiega “Checco gol” – ed immagino che altrettanto valga ora per gente come Scarpa o come Fava. Io la porta la “sentivo” ma comunque rimanevo ogni giorno ad allenarmi mezz’ora in più calciando sui cross dal fondo. Facevo ammattire le mie ali o i miei portieri, forse anche i miei magazzinieri, ma soltanto così mi sentivo pronto”. Ingenito era un centravanti d’area, di quelli che pian piano sembra stiano scomparendo. Lui, però, ha un’altra teoria in merito: “Il nove deve vivere innanzitutto per il gol, deve pensare a quello giorno e notte, come appunto succedeva a me. Poi ci deve aggiungere tutto il resto, questo è vero, ma la partecipazione alla manovra, la capacità di legare i reparti arriva anche con il passare degli anni, così nelle ultime stagioni segnavo meno ma giocavo di più per la squadra”.

Dunque, la maturità aiuta. Così è più facile spiegare il perché di tanti bomber “sempreverdi” nel calcio di oggi, a tutti i livelli. Da Quagliarella in A a Castaldo in C, tanto per fare due esempi. “Ci sono meno contatti da quando le difese hanno maglie più larghe e questo innanzitutto vuol dire meno infortuni – continua Ingenito -. Inoltre, quelli della vecchia generazione sono abituati a lavorare in un certo modo, sia dentro che fuori dal campo. Ho detto del supplemento di lavoro cui sottoponevo tutti quelli che mi gravitavano intorno, ma un altro aspetto fondamentale è la vita da atleta lontano dal terreno di gioco. Bisogna curarsi bene, specie a livello alimentare. Sono certo che i calciatori dei quali stiamo parlando siano grandi professionisti e per professionisti, ovviamente, non intendo il fatto che giochino a certi livelli”. A proposito, tra i professionisti Ingenito ha segnato un solo gol con la maglia del Catanzaro, dove era arrivato in prestito dal Catania – che allora era in B. È stato un bomber di categoria: “Sfido chiunque a fare quanto ho fatto io, contro certi avversari ed in certi ambienti. Non è vero che chi fa gol lo fa in tutte le categorie, è vero che non esistono categorie in cui è facile fare gol”.

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