Gianluca Monti - giornalista e comunicatore.

Il simbolo del Napoli

Forte, talvolta fortissimo, in alcune circostanze spento e abulico: Lorenzo Insigne è il simbolo del Napoli e non perché napoletano ma perché la sintesi di pregi e difetti di questa squadra.

Insigne è un top player di caratura internazionale, ha fatto gol – random – a Borussia, Liverpool, Real e Psg ma spesso ha fatto fatica contro la Juve e probabilmente in bianconero sarebbe qualcosa in più di Bernardeschi ma qualcosa in meno di Douglas Costa e Dybala.

Di conseguenza sembra quasi accontentarsi di ciò che sa e può fare: sprazzi di qualità che gli permettono di vincere qualche partita da solo (vedi Firenze quest’anno) e di essere la stella della Nazionale che non ha un altro dieci come lui. Tanta roba, dunque, ma tanta roba che non basta.

Non basta per gli obiettivi che sono stati enunciati, non basta alla tifoseria – spesso troppo critica con lui – e forse neppure ad Ancelotti – che però non può rinunciare a cuor leggero al talento di Lorenzo. E allora? Allora bisogna andare oltre perché il rischio è che ci si accontenti tutti di rimanere ciò che si è, nel caso di Insigne il simbolo del Napoli ma di un Napoli non del tutto “compiuto”

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