Gianluca Monti - giornalista e comunicatore.

Il campionato dura una vita

Il campionato dura una vita, o viceversa. Me lo sono chiesto ieri, forse me lo chiedo tutti i giorni e/o quasi tutte le notti. Inizi e sei felice, non ci sono scelte da fare, non ci sono scontenti, ci sono ambizioni, prospettive e difficoltà che ti sembra comunque superabili con il tempo. Ci sono gli obiettivi, quelli sì, ma solo da porsi e non necessariamente da centrare, almeno nessuno immagina che poi li fallirà per svariati motivi o anche solo per incapacità.
È la metafora della vita perché quando parti sai dove vuoi arrivare, non sai se riuscirai ad arrivarci però. Sai di dover combattere e di doverti preparare, sai che incapperai in quelle sconfitte che definirai salutari ma che faranno tanto male, sai che vivrai giorni di felicità piena per aver trovato quello che credi essere il tuo equilibrio, che poi farà a cazzotti con l’avversario della partita successiva o semplicemente con le avversità della partita successiva.
Ti senti comunque in cammino, anzi lo sei. Ti senti forte, talvolta, inadeguato talaltra. Vuoi vincere, alzare le braccia e sorridere, vuoi mostrare e vuoi dimostrare. Però poi perdi, pareggi o magari un ciuffo d’erba o una direzione arbitrale cambiano il tuo destino ed allora devi rialzarti, ricominciare, ritrovare quell’equilibrio perduto.
Vicino hai compagni e tecnici che possono cambiare ma anche cambiarti la vita. Devi saperti integrare, dargli il tuo meglio. Mi sono sempre chiesto come si fa a vincere un campionato, a centrare l’obiettivo: basta essere più forti o serve anche altro e se serve altro di cosa si trattava? Serve essere più forti sì, ma dei momenti e non solo degli avversari. Serve saper leggere i momenti, far finta di niente se la pagina ti è sfuggita di mano come capita quando un soffio di vento la gira mentre la stai divorando. Torna indietro e riparti. Serve vincere le paure e quel punto che pensi di perdere perché hai il braccino del tennista, serve sapere di non aver ancora dato il massimo. Insomma, non devi necessariamente avere la squadra più forte, serve essere “semplicemente” più forti di tutto perché il campionato – si sa – è lungo e difficile ma terribilmente bello da vivere.
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