Gianluca Monti - giornalista e comunicatore.

Genny, La Napoli Bene, Gaucci ed io

Io quella sera c’ero, settore Distinti. Cinque euro il biglietto, comprato nella solita tabaccheria da Don Giovanni, e via in motorino con Genny. Facevo il giornalista già da un po’, avevo lavorato nell’ufficio stampa del Napoli l’anno precedente a quello che stava portando al fallimento, ma al San Paolo ci andai solo perché speravo in una rinascita.
La Napoli Bene annovera tra le sue firme uno dei miei amici più cari, non ricordo perché quel giorno non eravamo insieme ad assistere ad un funerale quasi annunciato è molto triste. Eppure con l’amico in questione ne abbiamo condivise di serate a Fuorigrotta. C’era però davanti a noi una famiglia in lacrime perché vedeva passare il “carro” di una storia iniziata nel 1926 proprio mentre tanto salivano sul carro di Lucianone Gaucci con il castello a Torre Alfina…
Poi è finita come è finita – ma detto tra noi – non sarebbe dovuta finire così, le lacrime di quelle persone – di noi tutti – avrebbero meritato altro epilogo che non il fallimento. È stato meglio così – direte voi – perché lo dicono i risultati, ma fa ancora tristezza pensare che nessuno avesse a cuore il Napoli come chi era al San Paolo quella sera, come Genny, come me, come La Napoli Bene. Si poteva e doveva salvare, il resto è storia.
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