Diego, dall’altra parte della storia

Ho sempre sognato di essere dall’altra parte della storia, dalla parte di chi la scrive e non di chi la racconta. Dalla parte, per capirci, di chi ha fotografato Maradona di spalle mentre entrava al San Paolo e la folla lo acclamava. Tutti volevano fermare quell’attimo in cui Diego faceva capolino nel tempio che avrebbe eletto a Vaticano della sua Iglesia ed invece la foto più bella è quella scattata alle sue spalle, con dinanzi tutti i cine-operatori assetati di lui.

Ecco, c’è chi la storia la scrive e chi la racconta ma questi ultimi debbono saperlo fare perché non hanno una dote particolare ma solo l’obbligo di fare del proprio meglio. Era il 5 luglio del 1984 e quel giorno io ero parte della storia perché Diego era lì, c’era anche il sottoscritto, c’eravamo tutti noi e c’era chi provava a raccontare quel momento in un modo diverso, il migliore possibile.

Maradona l’ho intercettato tre volte nella mia vita professionale e mi ha sempre messo soggezione, più che interviste erano passaggi brevi affinché poi il pallone lo facesse rotolare lui, logico sì ma forse poco giornalistico. Lui ha segnato la vita di tutti noi, di tutti coloro che sono nati a Napoli negli anni ’80, ha cambiato la storia ed il modo di raccontarla, ha reso grandi i suoi compagni ma anche i giornalisti che oggi possono dire “ho fatto Maradona”.

I miei maestri me lo hanno ripetuto in continuazione ed io ero lì, dall’altra parte della storia, ad ascoltare e ad invidiarli. Un’altra era, un altro mondo, un altro modo di fare giornalismo, un altro Napoli, un solo D10S. Ed allora, è giusto iniziare oggi questa nuova avventura, “battezzare” questo contenitore multimediale in un giorno per me da 35 anni anni sempre così speciale.

Provare a scrivere la storia non è nemmeno tra i miei obiettivi, raccontare storie di sport, di vita, di lavoro è quello che non voglio smettere di fare. Cambiano i mezzi, passano gli anni, ma continuò a vedere quell’immagine e a sognare di averla scattata io…