Gianluca Monti - giornalista e comunicatore.

A Palma è sempre Carnevale

“Per il calcio e per il Carnevale, a Palma Campania impazziscono tutti”. Piazza de Martino è intitolata ad un illustre medico di fine ‘800 e dista non più di trenta metri dal Comunale di Via delle Querce che ospita le gare casalinghe dei rossoneri, oggi primi nel girone B di Eccellenza. Di fianco a Palazzo de Martino c’è il Circolo Us Palmese 1914 che è lì dagli anni ’50 e dove il cuore rossonero non ha mai smesso di battere forte.

Un posto che trasuda storia, dove è bello perdersi tra foto e gagliardetti (compreso quello del Bologna nel quale giocava Roberto Mancini insieme all’ex della Palmese Di Sarno). Un luogo magico, ristrutturato nel 1961 con i soldi della cessione di Giovanni Vastola alla Lanerossi Vicenza. Di episodi del genere, Gennaro Caliendo – “Caronte” della storia del club – ne può raccontare una infinità e staresti a sentirlo per ore senza stancarti. Certo, l’attualità incombe ed il barista non può che chiedersi se Mascolo domani sarà o meno in campo in casa del Grotta, ma quella domanda – questa passione – nasce dal passato e si è alimentata nel corso di una vicenda che ha finito per legare indissolubilmente Palma Campania ai colori rossoneri (voluti per altro dal primo presidente, Alfredo Menna, che aveva simpatie milaniste).

Molti scatti in bianconero custoditi nel Circolo come nella sala stampa dello stadio sono stati dipinti a colori e “restaurati” da Gennaro Caliendo che poi li ha esposti in Via Roma 215 donando il ricavato di questi quadri ai due orfanotrofi locali. Ben 105 anni di storia tra finali epiche (quella persa con la Nocerina a Scafati nel 1962 ma anche quella vinta a Cava de’ Tirreni nel 1978 con gol di Scungiu). Tanta gente sempre, ovunque e comunque. Era così già nel 1970, il primo anno in Serie D, quando i dirigenti della Palmese “sequestrarono” Boragine dell’Avellino riuscendo a sottrarlo alle “grinfie” di Sibilia. Tutto documentato, tutto raccontato dalla voce di Caliendo anche attraverso Radio Antenna Palma che nel 1978 seguì tutta la cavalcata fino alla C con Maffettone presidente.

La prima C perché la seconda sarebbe arrivata nel 2001 con lo scudetto dei Dilettanti firmato Astarita e Pietropinto, bomber in campo e “baffo” in panchina. Due anni dopo, nel 2003, a Palma sbarcano i primi cinesi del nostro calcio: Zichai Song aveva pochi spicci e la promessa di qualcuno di accaparrarsi dei capannoni nella zona industriale. Costruisce una squadra da sogno con il dg Valerio Antonini, romano e amico del “principe” Giannini, che però a dicembre batte in ritirata lasciando debiti e pendenze. “Non ci crederete – spiega Caliendo – ma l’errore è stato dei palmesi, per troppo amore, e non dei cinesi. Si era capito che si trattava di un bluff, ma quando andarono via avremmo dovuto semplicemente farci carico dei loro problemi finanziari, cedere alcuni pezzi pregiati e mantenere la categoria con i giovani già in organico. Invece, facemmo “all in”, prendemmo calciatori importanti, compreso Gaetano Romano, e puntammmo ad arrivare davanti al Frosinone che ci aveva sottratto De Cesare e Marra”. La salvezza era già garantita ma a Palma, dunque, volevano di più: sognavano la C-1, di conseguenza si indebitarono fino al fallimento. Il resto è storia recente, l’avvocato Ciccone presidente, l’Eccellenza, la voglia di tornare in D con Sanchez in panchina. Guai però a dimenticarsi da dove nasce tutto questo; calciatori e dirigenti dovrebbero farsi un giro nel Circolo, dovrebbero chiedere che la mostra diventasse permanente nei locali dello stadio: a Palma il calcio è roba seria, come il Carnevale.

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