Gianluca Monti - giornalista e comunicatore.

Gattuso e Max…sempre allegri

Viale Nizza, Sorrento: c’era una volta Rino Gattuso ed è stato per davvero come nelle favole. C’era una volta un bar, tabacchi, pub che si chiamava Chez Max e che per la moglie di Ringhio, Monica, era un punto di riferimento. Del resto, la casa di famiglia a Riviera era lì vicino e così nelle estati di fine anni ’90 per lei quel posto era una tappa come tante. Diventò una tappa fissa il giorno che entrò da Chez Max per la prima volta accompagnata da questo ragazzo un po’ tarchiato e con i capelli lunghi che giocava a calcio nei Glasgow Rangers. Nello Guidone, proprietario dello Chez Max, lo riconobbe subito: “Tu sei Gattuso, giochi in Scozia”. Ringhio, incredibile ma vero, si schernì. Gli fece strano che qualcuno potesse averlo “identificato” perché si era trasferito un anno prima dal Perugia ai Rangers. “Quella storia mi aveva incuriosito – racconta ora Nello Guidone, che per Rino divenne subito Max -, l’avevo letta sui giornali perché se ne parlò molto di questo ragazzo di valore che emigrava prima ancora di firmare un contratto vero e proprio da professionista”.

Gattuso si sentì subito a casa da Nello, che appunto l’attuale tecnico del Napoli chiamava Max in “nome” del locale. “Nel pub avevamo l’abbonamento a Tele + che allora trasmetteva le partite del campionato scozzese, il mio pubblico era quasi tutto formato da turisti d’Oltremanica e così accadde addirittura che Monica e Rino incontrassero da me, a Sorrento, due coppie di Glasgow con le quali avevano fatto amicizia: una coincidenza incredibile”. Ma com’era il giovane Gattuso? “Umile e generoso – ricorda “Max”, che ha una passione smodata per il calcio e per il Napoli e che ha giocato anche nel Vico Equense – . Passavamo tante serate insieme e io gli dicevo sempre che “nonostante quei piedi”, che poi tanto male non erano, sarebbe arrivato in Nazionale. Lui quasi arrossiva, tra una birra e l’altra. Spesso andavamo anche fuori dal locale a mangiare insieme, ma il giorno dopo lo vedevi correre per tutta Sorrento per smaltire la cena: era un professionista vero”.

Un legame forte quello di Gattuso con la Costiera e con Nello Guidone: “Nel suo libro “Ringhio 8″ ci sono alcune foto scattate a Sorrento, precisamente fuori al Tiffany, sono opera mia e quando le ho riviste mi sono emozionato”. Nello, oppure Max se preferite, ha seguito le gesta di Ringhio durante tutta la carriera di quest’ultimo anche se ha perso i contatti con l’amico di un tempo. “Ho sentito Monica, la moglie, nel 2002 poco prima del Mondiale in Corea. Poi, però, io ho smarrito il telefonino dell’epoca e tutti i numeri”.

Adesso è arrivato il tempo di riunire Rino e Max, almeno questo è l’auspicio di Nello Guidone: “Mi farebbe estremamente piacere ritrovarlo perché si tratta di una delle persone più buone che ho incontrato nel mio percorso”. Bisogna solo trovare il “gancio” giusto e da questo punto di vista anche il nostro giornale proverà a farsi “tramite”. Nello però è intenzionato a sfoderare tutte le armi a sua disposizione. Del resto, il piacere di ritrovare un amico, nel caso di specie, fa il paio con il desiderio di incontrare l’allenatore del Napoli che per Aniello è da sempre la squadra del cuore: “Rino saprà dare a questo gruppo la sua anima, di questo sono sicuro. Non è una situazione facile ma se c’è uno che ci può tirare fuori da questo empasse è proprio lui con il suo carattere e perché no con la sua allegria”. Quella che nello spogliatoio azzurro porta costantemente il magazziniere storico del Napoli, Tommaso Starace, al quale Nello Guidone è legato da una vecchia amicizia: “Ho seguito il Napoli ovunque in vita mia e non ho mai chiesto nulla a Tommaso, però stavolta se sarà necessario lo disturberò per riuscire a stringere la mano a Rino”. In qualche modo la favola avrà il lieto fine.

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